giovedì 13 febbraio 2014

La fine del bullismo comincia da qui.


Il bullismo torna sempre più frequentemente nei nostri discorsi.

Il cyberbullismo, il bullismo al femminile, il bullismo nei corridoi della scuola, il bullismo che abbiamo vissuto trent'anni fa e che non si chiamava bullismo.

Insomma, un fenomeno che non è una novità, tanto da farci dire a volte: "Ma che sarà mai! Son ragazzate, ci siamo passati tutti!".

A volte tendiamo a non voler vedere il problema, come se ammettere anche solo questa possibilità ci facesse vacillare nell'alto del nostro ruolo di educatori (genitori, insegnanti, catechisti, educatori sportivi, zii, nonni...), come se la parola stessa minasse la nostra personalissima autorità.

Eppure di bullismo bisogna parlare.

Così vi invito a discuterne insieme, utilizzando il web per confrontarci e raccogliere le idee.

Partecipare a questa specie di brainstorming è semplice:


  • scrivete un post sul vostro blog 
  • ri-passate di qui per segnalarmelo
  • aggiungete un link a questo post (sarà più facile ritrovare i tasselli di questo puzzle di pensieri)
  • invitate altri blogger.

Potete segnalare articoli sull'argomento che vi abbiano colpito, potete fare una raccolta di notizie su questo tema, potete mostrarci progetti e iniziative di cooperative sociali, scuole, comuni o altro di cui siete a conoscenza: ogni idea sarà utile.

Comincio con questo post e invito VogliounamelabluLunamonda e ScuolaInSoffitta a dire la loro.


La fine del bullismo comincia da qui - 2

Il bullismo bisogna comprenderlo, analizzarlo, confrontarlo e, sopratutto, scardinarlo.

Per farlo bisogna uscire da questi schemi mentali e decidere di non essere più vittime né carnefici.

Scardinare il bullismo secondo me significa imparare a guardare il mondo da un'altra prospettiva, noi adulti per primi.

Poi aiutare i ragazzi e i bambini, facendo insieme un percorso che ci porti a trovare relazioni diverse, dinamiche più sane.

Perché si può, e si deve, creare comunità dove nessuno prevarichi, dove la compassione (dal latino cum patior - soffro con - e dal greco συμπἀθεια , sym patheia - "simpatia", provare emozioni con..)   guidi i nostri gesti, dove l'ammirazione non sia sinonimo di timore.

Cominciamo in famiglia, diamo ai nostri figli le competenze e gli strumenti per affrontare i bulli senza cadere nella stessa trappola mentale.

Poi organizziamo incontri tra educatori, genitori e asl, con pedagogisti ed esperti che possano parlarci da una posizione super partes, senza accuse, senza colpevoli.
Incontri di prevenzione, anche.

E lavoriamoci coi bambini:

  • leggendo storie a tema, parlandone con loro; 
  • educandoci/li all'ascolto amorevole; 
  • abituandoli a raccontare le proprie emozioni e a riconoscere quelle degli altri (importantissimo: saper riconoscere le emozioni altrui è indispensabile per sviluppare empatia);
  • aiutando i bimbi sin da piccoli a sapersi relazionare con tutti, evitando inoltre di spingerli verso attaccamenti prevalenti (tipo continuare a chiedergli "chi è il tuo migliore amico?" o proporre spesso l'idea del "fidanzatino" o della "fidanzatina");
  • valorizzando le differenze di ognuno e amando le loro unicità;
  • insegnando loro ad accettare (e rimediare a) le conseguenze delle proprie azioni;
  • abituarli, sin da piccoli, a vedere anche le conseguenze emotive di ciò che fanno.

Sono sicura che le strategie per affrontare questo tema sono molte di più: aspetto le vostre idee e i vostri pensieri.

Uno sprazzo di sole.

Oggi il mondo è abbagliante.

Il sole splende su montagne di neve e sembra incredibile, dopo tanto grigio.

Un elicottero rosso rumoreggia nel cielo terso, infantile contrasto di azzurro e corallo.

Si scioglie la neve sui tetti gocciolando da stalattiti di ghiaccio che paiono brillare di luce propria.

Con tonfi sordi cascano candidi cumuli dai rami piegati degli alberi, liberando e librando verso il blu le fronde affaticate.

Un gatto nero azzarda una ricognizione, con passo titubante e il palese fastidio di dover zampettare
sull'inverno.









mercoledì 12 febbraio 2014

POMATA BALSAMICA (per frizioni a petto e schiena in caso di raffreddore e tosse)


Per questa utile pomata occorreranno

c.ca 100 gr di VASELLINA (meglio sarebbe il BURRO DI CACAO),
2 cucchiai di OLIO CANFORATO
15 gocce di OLIO ESSENZIALE DI ARANCIO DOLCE,
20 gocce di OLIO ESSENZIALE DI LAVANDA,
20 gocce di OLIO ESSENZIALE DI MENTA PIPERITA,
35 gocce di OLIO ESSENZIALE DI TIMO,
35 gocce di OLIO ESSENZIALE DI  EUCALIPTO.

Sciogliere a bagnomaria la base per la pomata (vasellina o burro di cacao) senza farla surriscaldare: deve fondersi ma non essere così calda da far evaporare subito i principi balsamici delle essenze.

Nel fluido aggiungere l'olio canforato e gli olii essenziali mescolando bene, versare in barattolini di vetro sterilizzati e asciutti e chiudere subito.

Conservare in luogo fresco e asciutto.

In caso di malattie delle vie respiratorie frizionare sulla parte alta del petto e della schiena donerà calore e sollievo immediato ed aiuterà a liberare il naso chiuso.


Data la possibilità di reazione allergizzante, consiglio di testare prima sulla pelle l'olio di arancio mescolandone due o tre gocce in olio di mandorle ed eventualmente escluderlo dalla ricetta.



Questo blog non ha assolutamente pretese mediche, le ricette di rimedi naturali hanno esclusivamente scopo informativo e non intendono sostituire il parere del medico, di altri operatori sanitari o professionisti del settore.

martedì 4 febbraio 2014

Piccoli gesti di comunità.

La scorsa settimana, prima che la neve ci seppellisse, una mia compaesana è passata da me a ricordarmi che una comunità si fonda sul dono, sullo scambio gratuito (non sul baratto), sui gesti di condivisione amorevole.
Mi ha portato un po' della sua pasta madre e il calore di un gesto gentile.

Il pane è vita, il pane è quello che non manca mai sulla tavola, il pane è il fulcro della cucina.

Ora il pane è un legame in più tra di noi, l'affetto di questa donna che ha voluto condividere qualcosa con me si rigenera ad ogni rinnovo della pasta ed è con noi nel momento importante del nutrimento.

Quel pane ha accompagnato mio marito nelle gelide notti di assonnato lavoro, insieme a del buon formaggio e da thermos di tè caldo.

Quel pane è stato la merenda dei miei bambini.

Quel pane è stato consolatorio per me che lo sbocconcellavo in attesa di avere notizie del marito, fuori da tante ore per tenere aperte le strade.

Quel pane è stato il fulcro di un momento di comunione tra i miei figli e me, che lo abbiamo impastato insieme.

Che gesto bellissimo è stato quello della mia amica! Piccolo eppure così importante.



Preoccupazioni di mamma.


Giovedì scorso abbiamo passato la mattinata tra ospedale e studio dentistico.

Mercoledì sera, sul tardi, il piccolo orso si è lussato due denti e io non avevo neppure una vaga idea che una cosa del genere potesse essere contemplata.

Quindi, dopo un piccolo cedimento dei miei di solito saldissimi nervi, calmata telefonicamente da quella santa donna della nostra dentista di fiducia, deciso per una notte di sonno, la mattina dopo abbiamo affrontato i quaranta chilometri che ci separano dall'ospedale (già tra i primi fiocchi di neve) e abbiamo pazientemente aspettato il responso medico che è stato fortunatamente abbastanza positivo: dobbiamo tornare tra qualche giorno per controlli, ma pare non sia grave.

Ora ha un incisivo e il suo laterale piegati verso l'interno della bocca, ma non sono diventati neri e sembra siano meno storti rispetto alla sera del danno.

Ma, santa polenta!, possibile che nessuno mi avesse mai avvisata che i denti dei bambini possono fare "crock" se colpiti e storgersi??
Ecco, insomma, io odio non sapere cosa fare...
Mi sono spaventata tantissimo!
Ora capisco perché mia madre diceva in continuazione "che fatica essere donne" e "povere mamme"...

Nei giorni della merla









La Casa di Hilde è sepolta sotto la neve, le pioggie torrenziali che hanno colpito la nostra penisola da noi si sono manifestate con grossi fiocchi, tanto che se ne è accumulata più di un metro in una nottata, da sommare a quella caduta nelle precedenti nevicate.
Il caldo anomalo ci ha dato parecchi problemi, la neve si è alternata alla pioggia che ha appesantito la massa bianca mettendo in pericolo i tetti e causando slavine e smottamenti.

Siamo rimasti di nuovo senza corrente elettrica (come molti altri paesi), senza connessioni telefoniche e internet (in paese anche senza gas, ma noi non abbiamo quel problema, non essendo collegati alla rete), la scuola è rimasta chiusa un giorno, i collegamenti con il resto del mondo sono stati difficili e il transito sulla statale sconsigliato.

Questa volta non è stata romantica e divertente come il mese scorso: l'eccezionale quantità e la persistenza della perturbazione ha messo a dura prova i responsabili della pulizia invernale delle strade, gli sgombraneve non si sono fermati un attimo e mio marito era su uno di questi mezzi, oltre che addetto alle riparazioni dei guasti e dei problemi meccanici che sempre insorgono in questi casi.

Con il marito fuori casa giorno e notte e isolata a casa con i tre piccoli per tre giorni ho dovuto fare buon viso a cattivo gioco e trovare il modo di far passare il tempo cercando di mantenere un po' di armonia.

Nella giornata di black-out non potevamo fare troppo fuoco nella termocucina perché in mancanza di corrente elettrica non funziona la pompa che porta il calore ai termosifoni, quindi c'era il rischio di surriscaldare l'acqua accumulata, ma per fortuna la casa piccola si scalda facilmente e abbiamo usato l'acqua calda in eccesso per riempire le buone, vecchie, care boule.

Finché fioccava e c'era luce i bambini hanno giocato fuori mentre io spalavo, si sono creati candide tane, hanno tentato di fare tunnel e igloo (subito abbandonati per eccesso di sforzi richiesto), hanno fatto castelli di neve con secchielli, contenitori vari e palette.
Il grande si tuffava dal tetto del capanno nei quasi due metri di neve accumulati e, in effetti, il salto non era poi così alto.




Durante la pioggia abbiamo giocato con il didò casalingo, abbiamo fatto puzzle a lume di candela (difficilissimo!), abbiamo letto e, per contribuire a scaldarci, abbiamo acceso il forno a gas e fatto pane e torte, con sommo piacere dei piccoli impastatori.



Io ogni tanto cedevo a piccoli eccessi, qualche urlo, qualche risposta troppo secca, ma credo di essere parzialmente giustificata: ho passato venti ore senza poter sentire mio marito, con la preoccupazione di saperlo sulle strade e la consapevolezza dei pericoli (dalla stanchezza alle valanghe)... ad un certo punto ero davvero preoccupata!


Il giorno dopo, tra disegni e pioggia e neve e il crollo della tettoia della legnaia e salti sul divano, abbiamo mangiato "granite" di neve e sciroppo di lamponi e ci siamo dedicati al regalo per il compleanno della nonna paterna: biglietto con collage di fiori tagliati da un catalogo e torta speciale. A sera, affrontata la strada tra muri di neve, siamo andati a festeggiare a casa dei nonni, perché anche in queste situazioni rimangono importanti la convivialità, l'amore e la condivisione.


Insomma, tra una cosa e l'altra siamo arrivati a martedì, continua a nevicare e prevedono che continuerà per tutta la settimana.