martedì 21 ottobre 2014

La bambina singolare



Quando la Bambina Singolare arriva in classe, il gruppetto delle bimbe è già formato.
Lei, così diversa, così originale, viene subito tenuta a distanza, osteggiata.
Eppure... eppure questa nuova bambina è così affascinante, con la sua allegra curiosità, con la sua irrefrenabile gioia di vivere, con la sua inventiva...

"Tutto sommato la nostra cattiveria
non sembrava farle poi tanto male,
infatti, non appariva mai seria
e inventava sempre un gioco originale.

Su carta e per aria costruiva castelli
o cuciva su bambole diversi bottoni;
si divertiva con matite e pastelli
mentre noi parlavamo solo di cartoni".

L'io narrante si rende conto di godere della possibilità di avere una nuova amica, un'amica speciale, ma non coglie l'occasione per paura di deludere e di perdere le sue compagne di giochi abituali, che osservano con severità la spensieratezza della nuova compagna, critiche e ostili.

"Poi seppi un giorno
con gran delusione
che la bimba in questione era già ripartita.

Di avere un'amica avevo perso l'occasione,
di non averle mai parlato ero assai pentita".

La Bambina Singolare, così come è arrivata, riparte improvvisamente; la nostra piccola voce narrante capisce di aver perso un'occasione importante.
La fine del libro ci lascia una punta di amarezza, quella del rimpianto, ma anche una luminosa speranza: un seme di consapevolezza è stato piantato in un terreno fertile.

Un cartonato di piccolo formato, una storia in rima breve ma ricca di spunti di riflessione. Edizioni Lavieri.

Transumanza 2014

Tintinnante di vita, si avvicina l'allegra invasione.

Di fischi, di salti, di corse e belati;
abbaiando e radunando, talvolta sconfinando.

Nel verde un po' opaco di un assolato ottobre,
macchie di bianco avorio, morbide anche alla vista,
col passo dei bimbi che giocano a "un due tre stella!"
-due avanti, poi uno indietro-
raggiungono la mia quiete,
aggiungendosi alla tavolozza dei caldi colori che mi circondano.

Ora pacate, ora vivaci,
brucano per gli ultimi giorni l'erba di montagna,
prima di tornare in pianura, nella loro eterna transumanza;
nel gruppo anche qualche caprone scuro,
anticipato sempre dal suo caratteristico aroma pungente.
Sono forse l'unica che ama anche l'odore delle capre?

La mia casa ha la porta aperta, ché entrino il sole e i viandanti;
la mia terra non ha confini, nessuno steccato;
così arrivano ad annusarmi i tre cani pastori,
con la saggezza negli occhi e il pelo arruffato di chi vive all'addiaccio.
Eccovi, amici quadrupedi, carezze e abbracci per voi,
in barba al gatto che osserva con disappunto,
appollaiato al sicuro sul davanzale al primo piano.

Un fischio potente!
Un richiamo secco e monosillabico
ed ecco il gregge di corsa obbedisce,
arretrando docilmente per poi avanzare nuovamente.

Oggi avrò compagnia.

Ciclicamente si ripete, sempre uguale eppur diversa, l'emozione della transumanza.