sabato 30 marzo 2013

Buona Pasqua!

Per augurarvi buona Pasqua vi mostro cos'ho fatto con queste cosucce che mi avanzavano in un cassetto da qualche anno...







Nastrini e fiorellini sono avanzi riciclati da bomboniere.




Con la coroncina più piccola ho deciso di fare una decorazione da infilare nella terra, per abbellire una piantina aromatica che desidero regalare ad una zia.
Ho usato una passamaneria riciclata che mi girava nella scatola del cucito da anni, uno stecco per spiedini, colla a caldo per fissare, il solito nastrino verde e un altro di quei fiorellini.










Per finire ho deciso di mantenere lo stesso stile per la coroncina di rametti intrecciati: ho rivestito il cuoricino di polistirolo con striscioline di carta velina e colla vinilica annacquata.




Io sono soddisfatta, i bambini entusiasti. :-)
E a voi, piacciono le nostre decorazioni?

Auguri a tutti! Che siano giornate serene!

venerdì 29 marzo 2013

Consigli di letture 8 - I VENT'ANNI DI LUZ


L'Argentina la sento nel cuore, sarà perché ho una carissima amica laggiù, sarà per una strana curiosità che ho sempre nutrito nei confronti dei paesi del Sud America, chissà.

In queste settimane, poi, in cui si è parlato tanto di questo Paese meraviglioso da cui proviene il nuovo papa, mi è tornato in mente prepotentemente un libro che lessi qualche anno addietro e che mi colpì moltissimo. Eccolo:

                           




                               Elsa Osorio:
                       "I VEN'ANNI DI LUZ"







La storia di Luz ci mostra la Storia (quella con la S maiuscola) della sua terra, martoriata da troppi anni di crudele dittatura militare.
Quando a vent'anni Luz diventa madre, comincia una ricerca personale sulla sua famiglia e si rende conto che  quelli che l'hanno cresciuta non sono affatto i suoi genitori.
Così, noi con lei, andiamo a scoprire quelle terribili infamie che hanno caratterizzato la dittatura in Argentina: i desaparecidos, i bambini sottratti alle famiglie "anti-governative" e affidati ai militari o ai ricchi sostenitori di quel maledetto sistema, le torture, i campi di prigionia.

Grazie alle Madri di Plaza de Mayo questi orrori sono stati denunciati e grazie a scrittori come Elsa Osorio non li dimenticheremo mai.
Per non permettere mai più simili sofferenze.
Per non chiudere mai più gli occhi, per non dire mai più che i dissidenti sono solo andati in vacanza.
Nunca más.


LIBRI IN TRANSITO
(I libri sul comodino negli ultimi 15 gg.)


  • Margherita Dolcevita   di Stefano Benni
  • La Fattoria degli animali    di George Orwell
  • Il dizionario del diavolo    di Ambrose Bierce
  • Perché i primogeniti governano il mondo e gli ultimogeniti lo trasformano   di Michael Grose
  • Papà creagiochi   di Linda Perina (ed. Per Fare)

Questo post partecipa al Venerdì del Libro di HMM.

mercoledì 27 marzo 2013

Etica atea


Negli ultimi anni mi è capitato più volte di sentire persone asserire l'impossibilità di un'etica atea, ovvero una specie di monopolio dell'etica da parte di credenti e religiosi.
I sostenitori di questa tesi (lasciandomi parecchio perplessa) si lanciano solitamente in assurdi voli pindarici in cui tentano di dimostrare che la gentilezza verso il prossimo, il perdono ed altre caratteristiche positive, sono proprie di chi segue le "leggi" cristiane (o, probabilmente anche di altre religioni), mentre un ateo, non credendo in esseri superiori di puro amore, non possono certo essere dotati di etica.

Io sono atea.

Sono stata cresciuta come protestante da mia madre, mentre mio padre inventava sempre nuove bestemmie per compensare.
La domenica cantavamo i salmi accompagnati dalla chitarra di mia madre o dal pianoforte di mia sorella.
Quando potevo frequentavo la scuola domenicale e la funzione in chiesa, ma eravamo lontane e mio padre si rifiutava di accompagnarci.
Mia nonna mi insegnava a leggere sui primi salmi, ogni mattina in famiglia leggevamo il foglietto del calendario della chiesa dell'Assemblea di Dio in Italia, commentandolo e approfondendo sulla bibbia.
Disegnavo sulla mia bibbia personale catene spezzate con la scritta "Gesù ci libera" mentre ascoltavo gli Inti Illimani (ok, ve lo concedo, forse facevo un accostamento un po' azzardato, ma ero davvero piccola!).
Piangevo di sofferenza pensando che Satana aveva preso potere sul mondo.

Poi sono arrivati gli anni dell'adolescenza, i giri al mercato in cui conoscevo persone che passavano sei mesi all'anno in India, la curiosità e la lettura di testi induisti.

Dopodiché la curiosità verso la madre della mia amica che frequentava uno di quei gruppi molto arancioni di seguaci di Krisna.

Poi lo studio in solitaria delle varie possibilità.

Verso i vent'anni un ritorno al Cristianesimo con una sporcatura di animismo (Dio è in tutte le cose, non posso negare la Sua esistenza: guarda la perfezione del Creato), la fase "io sono veramente cristiana, cioè seguace di Cristo, non la Chiesa", lo studio della Bibbia, le discussioni con testimoni di Geova, preti e madri, la deriva del "ma se ci fai caso, tutte le religioni dicono di base le stesse cose", il "forse è vero che Gesù ha viaggiato in Asia e ha conosciuto il buddhismo.....
Le folli letture di Icke (giuro, non ci sono mai cascata!), i confronti con i cattolici che protestano (ma non sanno della scissione di qualche secolo fa? nessuno gli ha mai parlato di Lutero?), le idee di Fo e di Padre Zanotelli.

Infine il disinteresse.

Oh, insomma! La verità è che, ora come ora, trovo assolutamente ininfluente che esista o meno un Grande Padre a mo' di Grande Fratello, non mi sento vincolata nelle mie scelte dall'idea di un dio buono o cattivo, che soffre per i miei errori o vendicatore.
Era una "stampella". L'idea di dovermi comportare bene perché un certo Dio lo chiede era una stampella. Il padre celeste sempre pronto ad amarmi e consolarmi era una stampella.

Ora sento che posso e voglio avere un'etica per puro senso di giustizia, ma anche perché credo che tutto sia interconnesso, semplicemente. Fare bene crea altro bene. E mi basta.

Detto questo credo di aver riassunto il mio pensiero senza bisogno di elencare noiosi esempi a sostegno della mia tesi.

Io sono atea, dicevo, ma non mi sento meno "buona" di chi è credente.


(Non me ne vogliano i miei molti amici credenti: questi sono pensieri che valgono per me, non necessariamente per altri. Il rispetto reciproco deve sempre essere alla base delle relazioni.)


P.S.
L'altro giorno una persona mi ha detto che non crede negli atei... divertente schermaglia durata pochi minuti al termine della quale mi sono definita "diversamente credente"... così va meglio? ;-)

venerdì 22 marzo 2013

Un seme per Topazio

Tempo fa, inserito in una serie di merende in biblioteca, ho organizzato un piccolo laboratorio/lettura usando un libricino molto carino, di Loretta Serofilli e Alberto Benevelli: "Un seme per Topazio" della serie Le mele rosse (ed. S. Paolo).
Mi è piaciuta la storia semplice e delicata del topino generoso, tanto che poi ho comprato altri titoli con lo stesso protagonista.

Vi consiglio di sbirciare i titoli di questa collana, sono ottimi anche per le prime letture "in solitaria".

Vi mostro la locandina e alcuni lavoretti fatti dai bambini con semi vari:














Anche oggi chiedo ospitalità al
Venerdì del Libro.

mercoledì 20 marzo 2013

TORTA RUSTICA


Ho rispolverato una ricetta che non uso da qualche anno, l'avevo chissà perché accantonata... stupidamente, perché è buonissima!

 La condivido con voi.

Ingredienti:  200 gr. di burro, 150 gr. di zucchero, 125 gr. di mandorle tritate, 150 gr. di farina integrale, 50 gr. di maizena (amido di mais), 4 uova, una bustina di lievito, un vasetto di marmellata di mirtilli (o ribes), un bicchierino di liquore all'arancia, zucchero a velo per guarnire.

Preparazione:

Lavorare i tuorli con lo zucchero fino ad avere una crema morbida, aggiungete la farina, l'amido di mais, le mandorle, il lievito e gli albumi montati a neve ben ferma.

Mescolate bene dal basso verso l'alto per non smontare gli albumi, versate in uno stampo imburrato e infarinato e fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per 40' circa.

Quando la torta sarà pronta (verificate con lo stecchino), tiratela fori dal forno a lasciatela intiepidire.

A questo punto, tagliatela a metà in senso orizzontale, bagnate i due dischi col liquore, spalmate sulla parte inferiore la marmellata e ricomponete la torta.

Servitela tiepida spolverizzata di zucchero a velo.   




martedì 19 marzo 2013

Scheletri negli armadi...


Come parlare di un passato familiare non proprio roseo ai propri figli? E, sopratutto, parlargliene o no?

Parto dalla seconda risposta: sì. Sì, parlargliene quando capita l'occasione, in modo naturale e senza rabbia, senza tristezza, con  compassione verso chi ha vissuto vite diverse.
Perché, tanto, prima o poi le cose saltano fuori (lo so per esperienza) e scoprire gli scheletri negli armadi quando si è adolescenti non è facile, lo si vive come un inganno, ci si arrabbia col mondo.
E allora meglio raccontare serenamente quel che è stato, cercando di rispondere alle domande naturali e correggere eventuali giudizi affrettati (anche i propri).

Ieri sera si parlava di vizi e di forza di volontà. Ho raccontato al mio grande che, da ragazza, fumavo un pacchetto di sigarette al giorno e che ho smesso, di punto in bianco, quando ho deciso di fare figli con Il Meccanico; gli ho spiegato che a me è bastato voler disintossicare il mio corpo per accogliere lui per togliermi senza ripensamenti né tentennamenti un vizio durato sette anni (e con questo non volevo certo invitarlo a prendere vizi ché tanto poi è facile smettere... il discorso era più complesso e articolato e gli ho fatto notare che non sempre va così bene).

Così è arrivato naturale dirgli che anche mio padre, che lui non ha mai conosciuto, aveva un brutto vizio, più brutto del mio, che ha fatto soffrire tante persone compreso sé stesso; gli ho raccontato semplicemente di come l'alcool lo rendesse stupido e aggressivo, di come arrivasse a masticare bicchieri di vetro tagliandosi la bocca per far ridere quei cretini dei suoi falsi amici; di come i falsi amici in questione lo depositassero, come un sacco di immondizie, sul marciapiede sotto casa e di come mia madre, la metà di lui, dovesse trascinarselo su per le scale.
Non gli ho nascosto che relitto umano fosse diventato in quel lontano periodo che io non ho vissuto, ma che mi è pesato sulle spalle anni dopo.
Gli ho anche detto come, da un giorno all'altro, il nonno Giuseppe abbia smesso per sempre di bere. Per sempre. Mai più toccato un goccio d'alcool.

Il mio bimbo mi ha chiesto se il nonno fosse cattivo: non credo, no, figlio mio, era debole, spaventato e non sapeva come altro comportarsi.

Ti ho raccontato, bambino mio, che quel povero nonno -alto come una montagna e muscoloso e così apparentemente sicuro di sé- cercava di essere un buon padre, ma non aveva proprio idea di come fare. Prima di lui suo padre, mio nonno, è stato un uomo violento e crudele, ubriacone e bugiardo.
Mi è venuto naturale dirti di quando il giovane nonno Giuseppe vedeva suo padre picchiare sua madre, di come, divenuto ragazzo e pieno di rabbia, ha fermato il suo vecchio con la violenza imparata in casa.
Di come questi ricordi lo abbiano appesantito come macigni per tutto il suo  cammino.

Ma ne abbiamo parlato serenamente, con compassione; abbiamo sottolineato quanto male possano fare certi vizi; abbiamo deciso che non ne vogliamo di scheletri nei nostri armadi, che non dobbiamo vergognarci per il passato altrui, che le colpe dei padri non devono più ricadere sui figli.

So che ci sono ancora molti punti oscuri, per esempio non ho ancora chiarito come è morto, questo nonno così piccolo e così grande. Non è ancora arrivato il momento, non voglio che sia una forzatura, ma quando si presenterà l'occasione, non mi tirerò indietro.


Domani magari ti racconterò di quando il nonno alto e vanitoso mi ha portata alla Fiera Cavalli (anche se a lui non interessavano minimamente) o di come era bravo ad affascinare le persone...
Perché no, noi tutti siamo così complessi, un po' buoni e un po' cattivi, pieni di contraddizioni.
Perché nascondertelo?

Ecco, tornando a noi, forse qualcuno pensa che non sia il caso di parlare di certe cose ai bambini, ma io sono certa di aver fatto bene.
Quando arriverà il momento in cui qualcuno tirerà fuori queste vecchie storie, magari con l'intento di ferirlo o forse no, il mio dolce piccolo meccanico non sarà colto alla sprovvista, non si dovrà vergognare, non sarà stupito ed arrabbiato, non si sentirà ingannato.

La storia è andata così. Ora noi dobbiamo vivere il presente e costruire il futuro.

Incontro con Alfredo Stoppa


Con colpevole ritardo vi racconto dell'incontro del mese scorso con lo scrittore Alfredo Stoppa.

Alfredo è stato il primo a rispondere positivamente al mio invito a Sauris, con lui ho inaugurato quella che spero sarà una lunga serie di incontri con autori nella biblioteca del mio paese e, sinceramente, non avrei potuto sperare in una prima volta migliore.

Questo autore dal cuore pieno di poesia, inizia la sua carriera come libraio – e lo fa talmente bene che mi ritrovo a parlare con persone che , a distanza di tanti anni, ricordano con sincero affetto quello spilungone da cui compravano i libri per i propri figli – e, dopo più di 25 anni dà vita alle edizioni C'era una volta, specializzandosi nella pubblicazione di libri illustrati. E che illustrazioni! E che testi! In pochi anni le sue edizioni si aggiudicano una valanga di riconoscimenti, dai premi Andersen, passando per il premio Rodari e non dimenticando il premio internazionale "The White Ravens".

Come scrittore ha pubblicato una trentina di libri sia in italia che all'estero (come trenta figli, dice lui, che mette così tanto amore in quello che fa), ottenendo prestigiosi riconoscimenti; fra questi per tre volte il premio di Poesia e Fiaba Alpi Apuane, il premio Delle Palme, il premio Storie di Natale, il premio Fantàsia d'Oro, e per due volte il premio internazionale The White Ravens.

Capirete, ero decisamente imbarazzata prima di incontrarlo: sì, insomma, lui tiene corsi di scrittura per insegnanti sia in Italia che all'estero e laboratori per ragazzi, ha collaborato con la Rai, vince premi ecc... … e io sono quella che tiene aperta la biblioteca di una borgata da 400 residenti....
Anche se parecchi segnali mi lasciavano pensare che, oltre che uno scrittore profondo fosse anche una persona alla mano quanto intelligente, il risultato dell'incontro non era poi così scontato.

Ma ecco che, arrivato a Sauris con Chiara (Balzarotti, creativa e illustratrice), si dimostra non solo affabile: brillante, simpatico, di ottima compagnia, ci ha immediatamente conquistati, un vulcano inesauribile di arguti giochi di parole, piccole poesie brevi come fiocchi di neve e risate scoppiettanti come il fuoco d'inverno.
Già, una coppia formidabile il Poeta e l'Artista, di quelle che ti rimangono nel cuore. Persone come loro vorresti invitarle a pranzo almeno una volta a settimana...
Lei, con la sua parlata meravigliosamente piemontese, il suo sorriso aperto e quella mente così brillante e creativa, perla di femminilità, piena di risorse e di modestia ( anche lei ha un curriculum di tutto rispetto, ma non l'ho sentita nemmeno per un attimo tessere le proprie lodi come invece fanno certi personaggi); lui, così alto da essere vicino al cuore dei bambini, gli occhi che brillano di gioia quando prepara qualche monelleria verbale, così bravo nel coinvolgere nei suoi laboratori i bambini, che se lo mangiano con gli occhi e bevono le sue parole.

È stato davvero un bell'incontro, di quelli che ti arricchiscono umanamente.
Di quelli così veri da far nascere un'amicizia.

Ora ci sono due persone in più nella mia cerchia di affetti: una donna solare dal sorriso franco e un signore grande col sigaro in mano.


(Qui la bibliografia di Alfredo. Qui il sito di Chiara)







... e un esempio della creatività di Chiara...




martedì 12 marzo 2013

Oooh! Il Liebster Award!


Pochi giorni fa l'amica del blog Il mio grande caos mi ha sorpresa onorandomi di questo riconoscimento.

Il simbolo graziosissimo e il richiamo alla lingua tedesca (non ve l'ho ancora scritto, ma il mio paese ha origini tedesche e resiste ancora la parlata germanica) che sento "di casa" sono le prime cose che mi hanno colpita, poi, dopo aver dato un'occhiata agli altri blogger coinvolti, mi sono ancora più emozionata: la compagnia è ottima e questo "passaparola" del premio mi ha permesso di conoscere altri blog che mi sono piaciuti molto e che seguirò con attenzione.

Dunque, come funziona questo premio: lo ricevo, cito (volentieri, tra l'altro) chi me l'ha passato, metto la rosata coccarda Liebster Award nel post e, sopratutto, lo giro ad altri 5 blog con meno di 200 followers.

Ecco chi mi viene in mente, altri non me ne vogliano: molti blog sono meritevoli, non è facile scegliere.





Ciao a tutte!

domenica 10 marzo 2013

TORTA DI MELE ricetta vintage

Tiro fuori dal ricettario "speciale" questa vecchia ricetta che mi ha sempre permesso di fare bella figura.

Viene buonissima anche senza frumina, basta sostituirla con farina.


Ingredienti:  125 gr di burro a temperatura ambiente, 175 gr di zucchero, 2 uova, i limone, sale q.b., 200gr farina bianca, 50 gr di frumina, mezza bustina di lievito per dolci, 3 mele.

Preparazione:
Lavorate il burro a crema ed aggiungete 125 gr di zucchero, uova, la scorza gratuggiata del limone
e il sale.

Impastate a cucchiaiate farina, frumina ed infine il lievito setacciato.

Versate l'impasto in uno stampo a cerniera (diamentro 26 cm.) imburrato e infarinato.

Distribuitevi sopra le mele precedentemente sbucciate, tagliate a fettine sottili e mescolate con il succo di limone, quindi cospargete con lo zucchero rimasto.

Cuocete nella parte inferiore del forno preriscaldato a 180° per circa 50 min. (fate sempre la prova con lo stuzzicadenti, perché molto dipende dal forno).



venerdì 8 marzo 2013

Consigli di lettura 7 - LE BEATRICI


Volevo quasi dimenticarmi della festa della donna ma, visto che l'altro giorno ho ripreso in mano questo libro, ve lo segnalo: mi sembra appropriato.



Stefano Benni:   "Le Beatrici"

Una raccolta di 5 monologhi al femminile e poesie (caustiche, ovviamente... cosa potete aspettarvi da Benni?).

Formidabile l'apertura, col monologo di Beatrice (sì, proprio quella di Dante...).

"Una ragazza vestita con un bell’abito medievale sta leggendo i tarocchi su un tavolino. Canta:
“Fior di vaniglia
il tempo passa e nessuno mi si piglia
Si sposan tutte quante
e a me mi tocca di aspettare Dante”.
(Con lieve accento toscano) Oh, è curiosa la vita nel Medioevo. Che poi Medioevo lo dite voi, io dico milleduecentottantaquattro, poi voi lo chiamate come vi pare, le epoche gli si dà il nome dopo.
Le dittature, ad esempio, se ne parla male solo dopo, intanto tutti se le puppano.
Volete vedere?
Io sono Beatrice che il futuro predice, leggo le carte quindi so tutto del futuro. In quanto agli anni che vivete voi adesso… (guarda le carte)
Madonna nana, neanche c’è un nome per chiamarlo, quello lì… ragazze, girategli alla larga a codesto puttaniere. Ma non devo parlare di politica, che ci si mette nei guai. Canappione gliene stanno capitando di tutti i colori coi guelfi e i ghibellini e i bianchi e i neri e così via…
Chi è Canappione? Scusate, io l’Alighieri lo chiamo così, mia madre dice “non t’azzardare che è un grande poeta importante”, però c’ha importante pure il naso, via c’ha un becco che pare una poiana, pare…una caffettiera, anche se non è ancora stata inventata. Insomma, lui fa il poeta ma inveisce e si incazza e mette tutti all’Inferno, ce l’ha con Pisa e con Arezzo, e con i Papi e con gli Arcivescovi. Mi sa che prima o poi lo fanno fuori, lo metton fuori dal palinsesto a legnate. Mi dispiacerebbe?
(sottovoce al pubblico) Oh, lo dico a voi in confidenza. Io a quello non lo sopporto.
Mi ha visto la prima volta che c’avevo otto anni, lui nove, mica mi ha detto “si gioca insieme, ti regalo un gelato”…no, c’ha fatto dieci poesie di duemila versi il piccino.
Ci siamo incontrati solo una volta l’anno scorso, c’avevo diciotto anni, e da allora sparito, di nebbia.
Gli è timido, dicono. E poi tutti a aggiungere “quanto sei fortunata! Quello è un poeta, ti dedicherà il capolavoro della letteratura italiana, ti renderà famosa (…) Sai quante vorrebbero essere cantate da lui?” Va bè, ma io sono una donna, non una serenata…
Mica posso aspettare che abbia finito il capolavoro e che mi abbia angelicato e intanto io buona e zitta. A diciannove anni al Medioevo si è già in anticamera da zitelle. Mica si ha il lifting e gli antibiotici e l’aerobica, noi.
A venticinque anni, zitelle e carampane, o tisiche, o magari ti capita un casino come Giulietta, tac, secca a quindici anni poverella, o come Ofelia.
Lo vedo io nelle carte cosa succederà, (si rabbuia), magari muoio a venticinque anni, qui c’è scritto che sarà così.
E intanto devo star qui ad aspettare il vate… che neanche suona bene come frase…
Oltretutto bello non è. Mi passa a venti metri, lo vedo che mi guarda, sospira, si gratta il becco, ma mai che si facesse avanti. O vien più tosto, Dantino mio, e fammi che ne so, un regalino, un anellino, va bè non mi puoi invitare al cinema, si va a vedere la piena dell’Arno…
Dicono “sii paziente, gli è un poeta, ti regala i suoi versi”.
Eh, una bella fava!
Già ne ha scritto uno, di verso, che te lo raccomando:
TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE.
Certo che il letterato capisce che PARE sta per APPARE.
Ma quelli del borgo San Jacopo, quando passo, li sento: “Guarda la Bea, la Beatrice Portinari… sai che c’è? Tanto gentile e tanto onesta PARE”.
E giù che ridono. Bel servizio mi ha fatto, la Poiana canappiona.
(...) "



Qui trovate il testo completo.





LIBRI IN TRANSITO
I libri di passaggio sul comodino negli ultimi 15 giorni...

Daniel Pennac:

  • Il Paradiso degli orchi,
  •  La fata carabina, 
  • La prosivendola


Ugo Scortegagna:   La medicina dei semplici - piante officinali delle montagne italiane.





Ciao donne, e stasera evitiamo di dare "spettacolo" imitando gli uomini in farsesche riunioni allo strip club... piuttosto, dedichiamo del tempo a leggere, a riflettere e ad uscire da questo pantano in cui ci siamo cacciate.

Anche questo post partecipa al Venerdì del libro.

mercoledì 6 marzo 2013

Latitante

Latito un po'.... sono preda dei miei progetti e la gestione di tutte queste idee sparse mi riempie i pensieri.

Ora, tra le altre cose, programmo una serie di eventi in biblioteca, mi organizzo ancora un paio di letture musicate tipo questa e mi preparo a inaugurare allegri scambi di vacanze-lampo con la Sardegna...

Ma presto tornerò ad occuparmi di più di queste pagine....

Harriet Mead

sabato 2 marzo 2013

Quando un libro ti "salta" in braccio...

L'altro giorno mi sono messa a ri-leggere "Il paradiso degli Orchi", dopo che il libro in questine mi ha chiamata dalla libreria. Sì, davvero, non mi passava nemmeno per la testa di tornare su Pennac in questo periodo, ma non ho potuto fare a meno di prenderlo in mano e cominciare a sfogliare le prime pagine.
Certo che è davvero bello tornare su pagine già lette, quando queste siano ben scritte, è ovvio.
Ora che conosco già la soluzione del mistero che impregna di suspance la prima lettura, posso accoccolarmi con calma nella calda e confortevole ammirazione per gli altri livelli della storia, godo la magistrale scrittura e le perle disseminate in ogni pagina.
Eccolo, Malaussène, il Capro Esiatorio, che non ha mai militato in una qualsiasi organizzazione, "né in una qualsiasi, né in una famosa. All'epoca in cui avevo amici, militavano loro al posto mio, barattando l'amicizia con la solidarietà, il flipper con il ciclostile, le seratine romantiche con i turni responsabili in sede, il chiaro di luna con il bagliore del pavé, Gadda con Gramsci. Sapere se erano loro o io ad avere ragione è un interrogativo troppo grande per chiunque voglia dargli una risposta".
E comunque, lui ed io avevamo altre cose di cui preoccuparci.
Sì, mi sento vicina al buon Benjamin Malaussène, solo che lui è decisamente più brillante e colto di me (certo, con un papà di penna come il suo.... ), così queste ore in sua compagnia, così inaspettate, così non programmate, sono particolarmente liete per me.

Ora mia aspetta tutta la serie ambientata a Belleville, con quella allegra e sgangherata famiglia. Che bella cosa i libri che ti saltano in braccio....

venerdì 1 marzo 2013

Giochi di Streghe, giochi di Fate.

Giochi di Streghe, giochi di Fate è un libro scritto e illustrato da Eva Montanari e edito da Kite.

"Inutile dirlo; fate e streghe sono molto diverse.
E fanno giochi, diversi.
Le streghe si divertono con giochi da strega, come trasformare principi in ranocchi.
Le fate si divertono con giochi da fata, come ritrasformare i ranocchi in principi."

E Clotilde? Clotilde è un po' fata e un po' strega, come tutte noi, quindi non è né l'una né l'altra.

Streghe e Fate giocano rigorosamente separate, chiamando la piccola protagonista come giudice imparziale delle loro dispute/gare, ma senza introdurla nei loro gruppi (d'altronde lei è così diversa! senza una posizione ben precisa...), ma durante una di queste occasioni scopriranno che il gioco più bello di tutti è giocare ad essere come Clotilde: un po' strega, un po' fata, mescolandosi allegramente fino a non fare più distinzioni.

Quanto amo questo magico albo illustrato!

Della stessa autrice ho acquistato "La Macchinina numero 1", "Inseguendo Degas" e Buffonaggi. Splendidi.




Questo post partecipa al Venerdì del Libro.