martedì 19 marzo 2013

Scheletri negli armadi...


Come parlare di un passato familiare non proprio roseo ai propri figli? E, sopratutto, parlargliene o no?

Parto dalla seconda risposta: sì. Sì, parlargliene quando capita l'occasione, in modo naturale e senza rabbia, senza tristezza, con  compassione verso chi ha vissuto vite diverse.
Perché, tanto, prima o poi le cose saltano fuori (lo so per esperienza) e scoprire gli scheletri negli armadi quando si è adolescenti non è facile, lo si vive come un inganno, ci si arrabbia col mondo.
E allora meglio raccontare serenamente quel che è stato, cercando di rispondere alle domande naturali e correggere eventuali giudizi affrettati (anche i propri).

Ieri sera si parlava di vizi e di forza di volontà. Ho raccontato al mio grande che, da ragazza, fumavo un pacchetto di sigarette al giorno e che ho smesso, di punto in bianco, quando ho deciso di fare figli con Il Meccanico; gli ho spiegato che a me è bastato voler disintossicare il mio corpo per accogliere lui per togliermi senza ripensamenti né tentennamenti un vizio durato sette anni (e con questo non volevo certo invitarlo a prendere vizi ché tanto poi è facile smettere... il discorso era più complesso e articolato e gli ho fatto notare che non sempre va così bene).

Così è arrivato naturale dirgli che anche mio padre, che lui non ha mai conosciuto, aveva un brutto vizio, più brutto del mio, che ha fatto soffrire tante persone compreso sé stesso; gli ho raccontato semplicemente di come l'alcool lo rendesse stupido e aggressivo, di come arrivasse a masticare bicchieri di vetro tagliandosi la bocca per far ridere quei cretini dei suoi falsi amici; di come i falsi amici in questione lo depositassero, come un sacco di immondizie, sul marciapiede sotto casa e di come mia madre, la metà di lui, dovesse trascinarselo su per le scale.
Non gli ho nascosto che relitto umano fosse diventato in quel lontano periodo che io non ho vissuto, ma che mi è pesato sulle spalle anni dopo.
Gli ho anche detto come, da un giorno all'altro, il nonno Giuseppe abbia smesso per sempre di bere. Per sempre. Mai più toccato un goccio d'alcool.

Il mio bimbo mi ha chiesto se il nonno fosse cattivo: non credo, no, figlio mio, era debole, spaventato e non sapeva come altro comportarsi.

Ti ho raccontato, bambino mio, che quel povero nonno -alto come una montagna e muscoloso e così apparentemente sicuro di sé- cercava di essere un buon padre, ma non aveva proprio idea di come fare. Prima di lui suo padre, mio nonno, è stato un uomo violento e crudele, ubriacone e bugiardo.
Mi è venuto naturale dirti di quando il giovane nonno Giuseppe vedeva suo padre picchiare sua madre, di come, divenuto ragazzo e pieno di rabbia, ha fermato il suo vecchio con la violenza imparata in casa.
Di come questi ricordi lo abbiano appesantito come macigni per tutto il suo  cammino.

Ma ne abbiamo parlato serenamente, con compassione; abbiamo sottolineato quanto male possano fare certi vizi; abbiamo deciso che non ne vogliamo di scheletri nei nostri armadi, che non dobbiamo vergognarci per il passato altrui, che le colpe dei padri non devono più ricadere sui figli.

So che ci sono ancora molti punti oscuri, per esempio non ho ancora chiarito come è morto, questo nonno così piccolo e così grande. Non è ancora arrivato il momento, non voglio che sia una forzatura, ma quando si presenterà l'occasione, non mi tirerò indietro.


Domani magari ti racconterò di quando il nonno alto e vanitoso mi ha portata alla Fiera Cavalli (anche se a lui non interessavano minimamente) o di come era bravo ad affascinare le persone...
Perché no, noi tutti siamo così complessi, un po' buoni e un po' cattivi, pieni di contraddizioni.
Perché nascondertelo?

Ecco, tornando a noi, forse qualcuno pensa che non sia il caso di parlare di certe cose ai bambini, ma io sono certa di aver fatto bene.
Quando arriverà il momento in cui qualcuno tirerà fuori queste vecchie storie, magari con l'intento di ferirlo o forse no, il mio dolce piccolo meccanico non sarà colto alla sprovvista, non si dovrà vergognare, non sarà stupito ed arrabbiato, non si sentirà ingannato.

La storia è andata così. Ora noi dobbiamo vivere il presente e costruire il futuro.

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