venerdì 30 novembre 2012

Consigli di letture 1 - L'ora del tè

L'ORA DEL Tè
di A. McCall Smith   


Ogni nuovo libro della serie con protagonista Mma Ramotswe è una deliziosa pausa dalla rabbia e dalle brutture di tutti i giorni, per entrare nel pacato mondo della prima investigatrice del Botswana: umorismo, leggerezza e grazia nella scrittura si fondono con perle filosofiche e la profonda conoscenza che l'autore ha delle tradizioni e del pensiero africano. Ogni mistero viene risolto dalla protagonista con buonsenso e un'infinita dose di comprensione. Ogni capitolo contiene le sagge riflessioni della signora Precius Ramotswe, che inducono chi legge all'amore ed alla compassione, senza mai risultare stucchevole.



"L'amore ha un sacco di lavoro da sbrigare."
"La signora Ramotswe guardò gli altri bambini. Non si notava subito,ma due di loro si assomigliavano molto, mentre gli altri erano diversi. Fratelli e sorelle con madri diverse, concluse. Naturalmente, questo poteva applicarsi a chiunque, no? Siamo tutti fratelli e sorelle con madri diverse."



LIBRI IN TRANSITO
(I libri sul comodino negli ultimi 15 gg.)
- La compagnia della Selva Bella di Giuseppe Pederiali
- Notte di stelle di Viviano Domenicini e Margherita Hack
- L'opera struggente di un formidabile genio di Dave Eggers
- L'autostima dei ragazzi da 6 a 12 anni di Danielle Laporte e Lise Sévigny
- Utili consigli per un buon investigatore di Alexander McCall Smith


Questo post è dedicato a Stima di Danno, coinvolgente web-amica.
Inoltre, questo post partecipa al venerdì del libro di HMM.

giovedì 29 novembre 2012

Toni di grigio

Avviso che sto per scrivere cose che non a tutti piaceranno. Anzi, forse saranno proprio pochissimi a non arrabbiarsi, chissà; ma era da molto che mi premeva comunicare questi miei pensieri, i pensieri di una persona non allineata, non schierata, indipendente e col difetto di ragionare troppo. Posso anche avere torto, l'importante è che ne possano nascere un confronto costruttivo e uno scambio di idee civile.

Trovo che uno dei grossi problemi di questa nostra Italia sia quello di non vedere le sfumature, di non riuscire a scindere i diversi aspetti delle cose e delle persone che ci circondano, di non capire che nessuno è totalmente dalla parte della ragione o dalla parte del torto e che non possiamo continuare a imporre il diktat "o con noi, o contro di noi!".
Se io trovo delle affermazioni che condivido in un discorso di Grillo, non significa che sia "grillina", se Pansa improvvisamente dice qualcosa che ho pensato anch'io, non per questo mi sento di destra. Riesco persino a trovare cose su cui sono pienamente d'accordo e cose che non credo giuste nello stesso discorso!

Perché le persone sono diverse, diverse sono le esperienze che le fanno maturare (o anche no, a volte) e diversi sono i punti di vista.

Ilva di Taranto
La questione Ilva, per esempio, mi ha fatto ricordare la protesta degli studenti e degli operai tolmezzini (Tolmezzo è un comune relativamente piccolo, ma è il capoluogo della Carnia) di qualche anno fa, quando la cartiera era a rischio chiusura per gravissime inadempienze dei protocolli antinquinamento; dicevano che addirittura i responsabili della fabbrica avessero intascato per anni contributi per costruire depuratori che non erano mai stati messi in opera. Ovviamente il solito ricatto secondo cui non si possono lasciare senza lavoro tante persone permise alla Burgo di continuare come se nulla fosse.

In quel periodo ero una ragazza e lavoravo lì vicino; vedevo i miei coetanei studenti preparare i cortei e le occupazioni contro la chiusura della fabbrica e, in tutta sincerità, non li trovavo né spontanei né giusti. Ovviamente la perdita di centinaia di posti di lavoro è una cosa grave, ma non si può usarla come scusa per mantenere in attività un'industria altamente inquinante e che non fa nulla per adeguarsi e ridurre il proprio impatto sull'ambiente: è un ricatto inaccettabile per me e dovrebbe esserlo per gli stessi operai.

Le proteste e i cortei dovrebbero essere messi in atto per chiedere di cambiare questo sistema, che accentra nelle mani di pochi industriali il potere di decidere della vita di migliaia di persone. Dovremmo chiedere che sia davvero più semplice rendersi indipendenti; dovremmo auspicare una riduzione delle dimensioni delle realtà economiche: più piccoli imprenditori, più umanità, più artigiani ci sono, più è difficile trovare un intera regione messa sotto scacco dai soliti ricatti dei soliti noti.

martedì 27 novembre 2012

UBUNTU.

Ubuntu è un concetto, un modo di pensare, un insieme di tradizioni. Ubuntu è una parola africana, bantu, ma lo stesso insegnamento è riscontrabile anche nella cultura buddhista e, credo, anche nel cristianesimo. Ed è un'idea che non stona nell'etica atea.
Ubuntu è come dire: "Io sono perché tu sei", Ubuntu, nigumuntu, nagamuntu, una persona è una persona a causa d'altri.
Ubuntu è collegato all'idea di gentilezza a casaccio, è offrire aiuto prima che venga richiesto, è "mettersi nei panni degli altri", è condivisione, è amore.
 
 
fratellanza


Trascrivo come esempio l'aneddoto di un antropologo che ha studiato a fondo queto tema in Sudafrica: un giorno lo studioso decise di mettere un cesto pieno di frutta vicino ad un albero, quindi attirò un gruppo di ragazzi con la promessa di regalare tutti i frutti a chi tra loro avesse raggiunto per primo il premio.
Quando diede il segnale, i bambini si presero per mano e corsero insieme. Giunti a destinazione, si misero in cerchio per godere comunitariamente il cesto di frutta promesso. Lo studioso chiese poi ai concorrenti perché avessero evitato la competizione, e tutti risposero insieme: Ubuntu! .

Quanto abbiamo da imparare da questi popoli che riteniamo primitivi, incivili! Non è però dissimile dal nostro antico concetto di "comunità", quello che abbiamo perso con il progresso, con la competitività ad ogni costo, con la falsa possibilità di vivere soli, senza legami con gli altri, ognuno nel suo piccolo recinto; a pensarci bene, è un sentimento che sopravvive ancora nel nostro essere, anche se l'abbiamo ormai sopito e messo a tacere con il "buonsenso" della modernità. Una parte di noi si ricorda, sa che siamo collegati al resto del mondo, che ogni cosa è interconnessa, che se facciamo del male, quel male tornerà a noi; sappiamo che se inquiniamo l'acqua moriremo di sete, che se soffochiamo la terra moriremo di fame, che se il nostro vicino sta male, noi non potremo star bene a lungo.
E dobbiamo sapere - non è possibile non rendersene conto- che i nostri pensieri, il nostro modo di essere, la nostra evoluzione personale, sono influenzati e plasmati dai rapporti avuti con altre persone; se io ragiono così è anche in virtù delle esperienze che ho vissuto in mezzo ad altre persone, ai libri che ho letto, alle opinioni che ho ascoltato, bone o cattive che fossero.

Io sono perché voi siete. Grazie a tutti.

(Sono debitrice verso molte persone per questo mio scritto, tra le altre: Faffa&Silvio per averne parlato
così spesso con me negli anni in cui abbiamo vissuto vicini e Giulio Albanese, al quale ho copiato pari pari
l'utopico aneddoto sui ragazzini e la frutta.)

lunedì 26 novembre 2012

Stanotte ho fatto un sogno davvero strano, con un finale triste. Ho provato la brutta sensazione di dover scappare come profughi portando solo una gerla col minimo indispensabile: ero così triste per i miei bambini! Mi è rimasta questa (sensazione) di dover preparare il biberon per il viaggio sapendo che in seguito non avrei trovato altro latte per Hilde.
Naturalmente so che è stato solo un sogno, ma mi ha fatto pensare a tutti gli stupidi conflitti che sono in corso in questi anni, anche a quelli di cui non si parla mai  (http://www.atlanteguerre.it/) e ai milioni di bimbi innocenti e alle loro madri disperate. Ho sentito la fragilità delle mie sicurezze, la possibile precarietà del comfort della mia piccola casa. Mi è servito per sentire più vicine quelle persone, anche se è durato solo un'attimo.
Poi il sorriso del mio bambino, la stufa calda in cui J ha fatto fuoco prima di uscire, il nero acciambellato sul divano, tutto questo con la complicità di un balletto improvvisato con l'orso, mi hanno fatto tornare il sorriso.
Venerdì, durante uno spostamento in auto con i due meccanici (quello barbuto e il settenne), abbiamo parlato di tecnologia, tra le altre cose H era interessato alla nuova bioplastica derivata da scarti alimentari.
Grazie a Luciano, che mi ha passato un interessante articolo di giornale, ho avuto lo spunto per spiegargli come sia controproduttivo pensare di sostituire la plastica di derivazione petrolifera con le plastiche fabbricate dal mais o simili, ovviamente a causa dello spreco terribile che sta dietro questo processo produttivo e della questione etica.

Posto che trovo assolutamente necessaria una drastica riduzione dei nostri consumi e dei nostri sprechi, capisco  e apprezzo la comodità di molti oggetti di plastica; qui ci viene in aiuto la geniale invenzione di due imprenditori emiliani, che hanno "rispolverato" un batterio scoperto quasi cent'anni fa e caduto nel dimenticatoio: partendo da esso hanno avviato la produzione di un nuovo biopolimero davvero ecologico, prodotto dagli scarti delle barbabietole da zucchero, che in Emilia abbondano data la forte presenza locale di zuccherifici.

Le lampade "Miss Sissi" di Flos realizzate col nuovo biopolimero

Gli "animaletti" in questione si nutrono di questi e di altri avanzi produttivi, completamente naturali e altrimenti inutilizzabili (se non, forse, per la produzione di biodiesel) e li sintetizzano accumulandoli come scorte, modello ciccia. Ma una ciccia speciale, con cui si possono fabbricare oggetti utili, ecologici, completamente biodegradabili e etici.
Finalmente una valida alternativa, speriamo ora di non abusarne, come al solito. Ho ricordato al giovanotto che la miglior strategia è quella delle R: ridurre, riciclare, recuperare, ma questa nuova invenzione mi sembra davvero utile e intelligente.

domenica 25 novembre 2012

Gentilezza a casaccio.

"Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso": l'ho letto in una rubrica di una rivista alla quale sono abbonata e sono rimasta fulminata. Tra l'altro questa frase fa il paio con un'usanza di cui ho sentito da poco parlare: pare che a Napoli quelli che potevano pagassero un caffè in più per chi fosse entrato successivamente nel bar.
La gentilezza a casaccio ha alle spalle una storia di passaparola e "passagentilezza", una specie di catena di Sant'Antonio delle buone azioni, o, come la definisce l'autore del testo che ho letto, "bontà da guerriglia". Io la condivido con voi, cosicché la voce si sparga e la bellezza si propaghi.
Mi vengono in mente mille piccole cose, che magari facciamo già, o che ancora non pratichiamo, dalla "guerrilla gardening" agli Innesti , dalla pulizia e manutenzione volontaria dei sentieri di montagna al lasciare il proprio posto nella fila alla cassa del super a chi ha da pagare solo due o tre cose.
L'energia positiva delle nostre azioni metterà in circolo altra positività, chi ha ricevuto una gentilezza sarà più propenso ad essere gentile a sua volta. Pensiamoci più spesso.

giovedì 22 novembre 2012

Pasta da modellare casalinga.


Visto che si sta avvicinando un'altra perturbazione, mi sono decisa a rifare il pongo casalingo. Farlo è semplicissimo, gli ingredienti sono economici e i bambini rimangono affascinati persino dalla procedura creativa.

La ricetta mi è stata data più di sei anni or sono dall'amica Faffa: dato che a sua volta l'ha recuperata da una londinese, le misure sono in tazze, ma non spaventatevi, non è difficile definire le quantità.

Per cimentarvi in questa preparazione vi serviranno, oltre agli ingredienti base che sicuramente avete in casa, il cremor tartaro e il colorante alimentare. Il primo è una polvere lievitante: lo potete trovare anche in farmacia o in certe fornite drogherie in barattoli da chilo o da 500 gr, così si risparmia rispetto al costo delle bustine vendute nei negozi di alimenti naturali; i coloranti, invece, li consiglio alimentari per avere un prodotto atossico in caso di ingestione, ma so di qualcuno che utilizza invece gessetti ridotti in polvere, coloranti per uova di pasqua o colori naturali tipo zafferano o acqua di cottura di spinaci/ortiche.


Qui la ricetta:
2 cup farina, 2 cucchiai cremor tartaro, 1/2 cup di sale. 1 cucchiaio olio, 1+ 1/2 cup acqua, colorante alimentare.


Unire tutti gli ingredienti in una pentola dal fondo spesso e cuocere a fuoco basso, continuando a mescolare finché il braccio fa male!
(cioè, deve raddensarsi tipo impasto dei bigné.)


(Per le persone più "moderne", ho saputo che si possono ottenere ottimi risultati col bimby (non so neppure se si scriva così!) o addirittura con la macchinetta per fare il pane, programma per marmellate.






Bene! Ora non vi resta che giocare, ma prima voglio darvi un ultimo consiglio: dato che l'impasto contiene molto sale, io faccio sempre lavare bene le mani ai bimbi dopo averlo manipolato, successivamente ci spalmiamo la crema per le mani per evitare che la pelle si secchi.
Buon divertimento!

mercoledì 21 novembre 2012

Da quando ero bimbetta mi ripetono che le "macchine" faranno il lavoro degli umani, molto presto, in modo tale che a noi rimanga taaanto tempo libero da sfruttare come meglio ci pare.
Ebbene, in questi anni ho visto invece una corsa sempre più ridicola delle persone attorno a me all'arricchimento; moltissime famiglie che asseriscono di "dover per forza" mettere i bambini al nido-dalla baby sitter-nella scuola a tempo pieno-nelle varie attività sportive e agonistiche, ché i genitori devono lavorare entrambi per guadagnare abbastanza soldi per comprare -sorpresa!- consolle per videogiochi sempre più realistici, robot da cucina che cucinano il risotto (!) al posto tuo, che non hai tempo dato che lavori, televisori grandi e piatti come quadri, suv per accompagnare i bimbi nelle varie e costose attività messe in piedi per permetterti di lavorare per guadagnare soldi per pagarle. Sembra la Fiera dell'Est, coi suoi continui rimandi.
E' ovvio a questo punto che la tecnologia ci ha resi sempre più schiavi, nonché decisamente miopi.
Come si inizia un nuovo blog? Nel dubbio facciamo le presentazioni.
Io vivo qui.
Con 3 bambini, un meccanico-marito, gatto, corvi, caprioli, volpi e una testa affollatissima di pensieri e idee.
In questo spazio scriverò di tutto quello che mi passa per la testa e che penso possa essere interessante anche per qualcun'altro: sono una donna curiosa e dai mille interessi, penso e rimugino, mi esalto e mi ricredo; non so bene come andrà quest'esperienza per me nuova, ma sono curiosa di vederlo. Sicuramente sarà un blog "discontinuo", dato che non so se avrò tempo ogni giorno per scrivere.