venerdì 14 dicembre 2012

Pensieri per il Friuli


Questo blog sta correndo il rischio di diventare un blog di cucina e per scampare il suddetto pericolo riciclo un vecchio pensiero ancora valido.

Carissimi voi tutti,
  mentre bevo il mio tè, approfittando del sonno dei miei bimbi, leggo volentieri i vostri aggiornamenti e penso a quante cose ci sarebbero da dire e quante da fare.
Ho sempre pensato che la terra dove vivo, il Friuli, fosse un luogo adatto a sperimentazioni di vita sociale migliore, come piccoli ecovillaggi o progetti di ripopolamento dei piccoli borghi rurali abbandonati, magari uniti poi a formare una rete solidale che appoggi anche chi -per mancanza di possibilità o di coraggio- continui a vivere nei centri maggiori.

Il mio paesello, che è ovviamente la realtà che conosco meglio, in particolare è un paese "incompreso", con potenzialità non godute (non voglio usare la parola "sfruttate") e forse non comprese.
Io sogno che la mia terra guardi al passato per imparare dagli errori e dalle esperienze positive; che, sfruttando le meravigliose tecnologie pulite che abbiamo ora, possa reinventarsi una società di sussistenza felice, dove avere una stalla non significhi più imbruttirsi dalla fatica, dove i pannelli solari siano su ogni tetto e non più ostacolati da ridicoli vincoli estetici che permettono il moltiplicarsi di "padelloni" sky e intralciano la costruzione di serre di accumulo calore.
Sogno che noi tutti ci gettiamo alle spalle il proverbiale rancore-invidia per il vicino di casa e che si possa collaborare in una società che sia davvero comunità, nel senso più bello e antico del termine.

Idee sparse? molte. Progetti campati per aria? ne ho piena la testa... Difficile condividerli solo via internet, ma in questi anni mi muovo poco dalla mia piccola valle, quindi cercherò di usare al meglio la rete.

Non sono in politica, non so bene cosa succeda nei nostri consigli comunali e regionali, non so quali siano gli ostacoli che finora hanno impedito certe cose, ma perché non recuperiamo tutte le ferrovia dismesse, (penso per esempio a quel tratto abbandonato che costeggia la pontebbana e che si vede verso Amaro) per farne  piste ciclabili immerse nel verde? Chi e perché ha deciso di violentare la campagna socchievina con quella colossale strada apparentemente inutile, quando poi non siamo in grado di gestire in maniera decente le strade comunali? Perché abbiamo vergognosamente tralasciato l'ecoturismo? Perché cediamo così facilmente alla prepotenza dei militari che invadono le nostre vallate e le nostre montagne coi loro poligoni e le loro caserme-città? Come mai non siamo in grado di portare avanti certi meravigliosi progetti sociali che comprendevano edilizia, stalle, centri di ritrovo?

Per fortuna vedo che molti montanari non si arrendono e, faticosamente, creano una realtà diversa: con l'artigianato, con l'agricoltura su piccola scala, con la voglia di accogliere senza prostrarsi al denaro, ma per amore della propria terra e della gente, senza più svendere le nostre montagne.
E continuo a credere che un futuro migliore sia possibile.
Mandi!
      N.

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